Simone Vallerotonda

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simone

Un uomo del passato con uno sguardo sul presente

Intervista pubblicata sul magazine online “TusciaWeb” – Giugno 2013
Autore: Paola Pierdomenico

Un tuffo in un’epoca ormai andata che non significa vivere con le candele e fuori dalla realtà. E’ immergersi in un mondo diverso. Intimo. Reso affascinante dagli accordi musicali del liuto e della tiorba per evocare emozioni e atmosfere antiche e barocche. E’ questa per Simone Vallerotonda la sua missione musicale. Oggi pomeriggio, alle 18,30, l’artista sarà a Viterbo all’Undeground per presentare la sua ultima opera, “Dans la nuit”, un cd solistico dedicato alle musiche per chitarra e tiorba che riproduce le sensazioni intime delle esecuzioni di  Robert de Visée, chitarrista alla corte de Re sole. Note eseguite proprio “nella notte” per accompagnare il sonno e i sogni del sovrano.

Come e quando nasce la sua passione per la musica?
“Ho iniziato da piccolo con la chitarra classica e l’ho studiata fino a 18 anni – dice Vallerotonda -. Poi attraverso i dischi e i concerti per liuto ho scoperto la musica antica, mi sono affascinato e ho deciso di comprare un liuto. Senza saperne nulla. Dopo mi sono diplomato al conservatorio, poi ho fatto un master in Germania e infine… eccoci qua”.

Inizia quindi con la musica classica e poi scopre quella antica.
“Il fascino che ho percepito dalla musica antica ha fatto scattare la molla. Con la chitarra classica ho conosciuto indirettamente le opere per liuto, come le Suite di Bach e le intavolature degli artisti spagnoli. E’ stata una finestra verso il mondo antico al quale poi ho deciso di avvicinarmi direttamente con gli strumenti originali e il repertorio specifico”.

Parla di fascino della musica antica. Cosa intende?
“E’ un mondo più ricco di quello classico, nel senso che contiene in sé i germi di tante cose e le cellule primordiali di tanti generi, specie quello che tratto io degli strumenti a pizzico come il liuto, la tiorba, la chitarra e l’arciliuto. La chitarra classica non avrebbe potuto offrirmi la stessa varietà compositiva”.

Parallelamente al percorso musicale ha intrapreso quello universitario, laureandosi in filosofia e specializzandosi in estetica.
“C’è un legame tra musica e filosofia. Studiando mi sono posto degli interrogativi sul bello, il sublime e sul senso dell’arte nelle diverse epoche. Ho cercato di capire perché l’uomo facesse arte nei vari periodi storici e questo mi ha aiutato a guardare le pagine musicali con un occhio diverso. Il Barocco non è solo musica, ma tocca tutti i campi dalla filosofia, all’arte figurativa fino alla poesia. E’ notoriamente calderone vastissimo”.

Che ruolo ha la musica nella sua vita?
“Sono un musicista e quindi sta al primo posto”.

E’ un’attività totalizzante, quindi…
“Sì, anche se non riesco a vederlo come un lavoro per  la magia del fare musica che è difficile da spiegare a parole. E’ un’arte meravigliosa, un’arte di suoni che non si avvale della parola e mi rimane difficile descrivere le sensazioni provate e regalate nel suonare.  L’organizzazione del concerto, le prove e i cachet poi sono le uniche cose che mi riportano alla realtà. E’ una grandissima ricchezza che ho la fortuna di vivere e ne sono molto orgoglioso”.

Quanto tempo dedica allo studio?
“Tutto il giorno, anche se l’impegno cambia in base ai concerti che devo fare”.

Ha fatto sacrifici e rinunce?
“Ovviamente è una fatica, sarebbe una bugia dire che è tutto bello, facile e divertente. C’è sacrificio come in tutte le cose che si fanno con passione. E ci sono soprattutto impegno, costanza e autodisciplina visto che sono io a gestire tutto in base agli obiettivi da raggiungere. Non ci sono poi pause o giorni di festa”.

Se non avesse intrapreso questa strada cosa avrebbe fatto?
“Da bambino ho sempre detto di voler fare il cuoco poi veniva il fotografo e per ultimo il musicista. Alla fine ho scelto l’ultima strada”.

Intraprendere questo genere è stato “un rischio”?
“E’ sicuramente un repertorio di nicchia, ma lo è soprattutto in Italia e lo dico con rammarico. Il repertorio è ricco, ma purtroppo c’è poca comprensione. Qui spesso chi va a teatro è obbligato a mettersi collane di perle e pellicce, all’estero invece mi è capitato di fare eventi di sabato pomeriggio con ragazzi di 18 anni in jeans e maglietta. E’ un approccio più semplice e immediato alla fruizione, mentre qui da noi ci sono troppi filtri e stratificazioni. Troppa distanza”.

L’apprezzamento più bello che ha ricevuto?
“Una volta mi è successa una cosa che mi ha fatto molto ridere e al tempo stesso capire la bellezza che si può regalare attraverso la musica. Facevo un concerto in un chiostro in Toscana e alla fine una signora è venuta a chiedermi di vedere le mani, perché pensava fossero magiche o comunque particolari. Le ho mostrato invece dieci normalissime dita, cinque per parte – racconta ridendo -. Al di là delle battute, è stato bello vedere come le brillassero gli occhi, dopo aver ascoltato quei suoni di cui aveva, probabilmente, colto il senso”.

Qual è il ricordo più bello della sua carriera?
“Mi esibisco in recital solisti e in concerti con orchestre. Sono sensazioni e situazioni diverse perché, un conto è condividere musica con altri e creare con loro la sinergia sul palco, un altro è viverla da soli. Non saprei dire però perché alla fine ho avuto la fortuna di esibirmi tante volte e sempre in posti bellissimi”.

C’è un autore che preferisce eseguire o a cui si ispira di più?
“Sicuramente Francesco Corbetta che ha una capacità di tirare fuori il meglio dello strumento. Ogni volta che apro una sua pagina mi meraviglio delle soluzioni che trova con tre semplici note che prese in quella maniera diventano la possibilità migliore tra tante. Ce ne sono comunque tanti altri”.

La sua ultima opera “Dans la nuit” è un cd solistico dedicato alle musiche per chitarra e tiorba. Perché questo titolo e cosa intende comunicare?
“Il titolo ha due spiegazioni, una romantica e l’altra più pratica. La prima, si ricollega a una vicenda della vita di Robert de Visée che era il chitarrista del Re sole, l’unico a poter entrare nelle sua stanza per suonare prima che il sovrano si addormentasse e la mattina appena svegliato. Poi c’è il motivo pratico e cioè che quando ho registrato il disco lo scorso anno, era primavera e mi trovavo una chiesa romanica nelle Marche su una collina sperduta e isolata. Sul tetto c’era un nido di rondini che continuavano a tubare e non mi permettevano di registrare perché i rumori rientravano nei microfoni. E’ così che ho dovuto suonare di notte dalle 21 alle 4 per tre giorni”.

Oggi, alle 18,30, sarà a Viterbo per presentare il disco. Come mai ha scelto la città dei Papi per questa anteprima che precede quella ufficiale di Roma?
“Sono legato a Viterbo perché la mia segretaria artistica è di qui e poi perché lo scorso anno ho avuto la possibilità di partecipare al festival Barocco. Tornerò anche quest’anno in diverse occasioni. Ho un istintivo senso di riconoscenza per la città e mi fa sempre molto piacere tornarci”.

Da anni Viterbo porta avanti il festival Barocco. Quanto è importante continuare a promuovere queste manifestazioni?
“Moltissimo, perché offrono una possibilità più ampia di usufruire della musica”.

Sono comunque eventi rivolti a un’élite. E’ possibile aprirli a una platea più ampia?
“Assolutamente sì e me ne rendo conto ogni volta che suono. C’è tanto stupore per il fascino degli strumenti e il gusto particolare dei suoni che non passano di certo sulle radio. Sono esperienze artistiche che permettono di crescere e tutto ciò che porta conoscenza per me non può che fare bene”.

Quanto è difficile per un artista vivere in questo contesto economico?
“A casa non ho la televisione e preferisco rifugiarmi in altri mondi. Questo non vuol dire che vivo con le candele e sono tagliato fuori dalla realtà, ma solo che preferisco informarmi attraverso altri canali. Sto nel mondo, ma non in quello quadrato con lo schermo. Il momento non è facile e per gli artisti non lo è mai stato. Spero sempre nella possibilità di dare spazio a tutti e permettere agli artisti di esibirsi ed essere conosciuti. Sarebbe bello se si potesse tutti i giorni attingere a mondi differenti, perché tutti hanno la loro importanza e hanno qualcosa da dire”.

Quali saranno i suoi prossimi appuntamenti?
“Farò una serie di concerti sia da solo che in gruppo. Il primo da solista sarà il 24 giugno al festival del Cantar lontano in cui suonerò nelle grotte di Camerano, luoghi magici e affascinanti sottoterra. Avrò poi la fortuna di suonare in Germania e in altri appuntamenti in programma a luglio”.

E poi tornerà a Viterbo…
“Sarò a Viterbo il 26 luglio e poi ci saranno altre date nell’ambito del festival ad agosto e il 4 settembre con l’accademia Barocca di Santa Cecilia. Ecco, vi verrò a trovare spesso. Spero di poter offrire qualcosa di bello sia stasera, per la presentazione del cd, che nei prossimi appuntamenti che mi attendono qui da voi”.

Paola Pierdomenico

Fonte originale
http://www.tusciaweb.eu/2013/06/un-uomo-del-passato-con-uno-sguardo-sul-presente/