Simone Vallerotonda

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Musica – ZAMBONI L’ultimo romano

musica - settembre 2016[Recensione pubblicata dalla rivista Musica, settembre 2016]

Dobbiamo essere grati al liutista Simone Vallerotonda per aver riportato alla luce un autore fino ad oggi dimenticato, ma degno del più grande interesse per la non comune qualità della sua produzione per liuto: si tratta di Giovanni Zamboni Romano, le cui 11 Sonate d’Intavolatura di Leuto furono pubblicate a Lucca nel 1718, un’edizione assai accurata, che costituisce «l’ultima testimonianza di musica per liuto stampata in forma di intavolatura» (Simone Vallerotonda).

Particolarmente scarni sono i dati biografici di questo compositore, al punto che incerte risultano pure le date di nascita e di morte. Sappiamo che fu contrabbassista a Pisa dal 1707 al 1713, oltre ad essere stato impegnato nella locale Opera del Duomo, distinguendosi come valente esecutore di tiorba, liuto, chitarra e cembalo. Nei suoi lavori liutistici, stilisticamente riconducibili alla forma della sonata da camera (quindi alla suite di danze), si avverte chiaramente l’influsso di Corelli nell’ambito di un’invenzione melodica incline alla cantabilità e alla dolcezza, mentre la densità e la raffinatezza della scrittura polifonica richiama non poco quella di alcuni celebri strumentisti-compositori del tempo, tra i quali Hieronimus Kapsberger, Pierre Gaultier e Sylvius Leopold Weiss.

Il disco in esame include sei Sonate e una Fuga facente parte della Sonata VII: si tratta di lavori suddivisi in alcune delle piu` usuali danze del tempo, come l’Allemanda, la Giga e la Sarabanda, alle quali sono, di volta in volta, aggiunte o la Gavotta, o il Minuetto, o la Corrente, o la Ciaccona, ricorrendo in alcuni casi anche a brani introduttivi, come il suggestivo Arpeggio della Sonata VIII, il Preludio della Sonata IX, l’ampio Grave della Sonata XI, brano, quest’ultimo, non poco complesso e ricco di modulazioni. Come sopra accennato, si tratta di opere caratterizzate da una non comune delicatezza e da una valenza espressiva di inedito spessore, culminante in alcune Allemande (notevolissima quella della Sonata VIII) e nelle intime Sarabande (tra le quali spicca quella della Sonata XI), oltre che nella evocativa Ceccona [sic] posta a conclusione della mirabile Sonata XI.

Come accennato, tale rarissimo repertorio e` qui presentato con la dovuta consapevolezza stilistica e un adeguato dominio della scrittura, da Simone Vallerotonda, che per l’occasione ha utilizzato la copia di un arciliuto veneziano del 1638, dando vita ad una ricerca timbrica capace di approdare ad esiti di grande delicatezza e morbidezza, pienamente rispondenti alle peculiarita` dell’invenzione. Nel delineare tutte queste creazioni il solista ha dimostrato di rispettare appieno le indicazioni aggiunte dall’autore (legature, trilli, appoggiature), variando opportunamente e con notevole buon gusto ogni « da capo » e dipanando gli intrecci polifonici con la dovuta chiarezza e flessibilita` . Analoghi risultati anche nel bellissimo Arpeggio iniziale della Sonata VIII (privo di precise indicazioni in merito alla sua esecuzione), traducendo le sequenze accordali in una regolare successione di arpeggi, sulla base del modello fornito dal primo Preludio del Clavicembalo ben temperato di Bach.

Un disco, in definitiva, degno della massima attenzione, registrato con opportuna naturalezza timbrica, arricchito da un fascicolo contenente note informative, firmate dallo stesso solista, chiare e puntuali. Dati questi risultati, sarebbe auspicabile un’ulteriore registrazione dedicata alle Sonate mancanti.

 

Claudio Bolzan

recensione pubblicata sulla rivista MUSICA - setembre 2016