«È possibile trovare una relazione tra feticismo e musica? Senz’altro! Ma qui non si vuole far riferimento all’etnomusicologia un senso lato, o alla musica folclorista-folcoristica legata ai culti esoterici, matrici, tribali. Stiamo parlando di una musica insita nell’Essere, ovvero l’ancestrale, atavico trasporto dell’animo umano verso un tema musicale, – melodico e/o armonico – da variare. Se poi compiamo un ulteriore passo e ci caliamo nei secoli XVI e XVII è presto fatta l’associazione col le variazioni su basso ostinato – più o meno rigido – sopra il quale inanellare, quasi senza soluzione di continuità, una serie di variazioni denominate passacaglie, ciaccone. Lo splendido disco di Simone Vallerotonda è un raffinatissimo esempio di come si possa tradurre concretamente il legame sinestetico tra musica e immagine. La musica – la più poetica di tutte le arti liberali – è il mezzo per attualizzare gli affetti umani (malinconia, collera, flemma, passione sanguigna) coniugandole con le stagioni i colori esse associate, i quattro elementi naturali e l’antropomorfismo organologico. Queste sono le impressioni che ho ricavato a caldo, ascoltando tutto d’un fiato il disco e scorgendo il programma in quarta di copertina. Gli autori sono tutti d’idioma francofono (Mouton, De Visée, Gallot, Pinel, Rameau, F, Couperin) e vengono tradotti per l’ascoltatore dal magnifico liuto a 13 cori fatto vibrare da Simone Vallerotonda. Andando poi a scorgere nel libretto le dotte note che lo accompagnano, capiamo che ci troviamo di fronte ad un’operazione davvero sottile (nell’accezione retorica del termine).Vallerotonda è laureato in Filosofia, il filosofo Paolo Quintili firma la seconda introduzione, mentre la prima è siglata dal liutista Andrea Damiani, inoltre nei ringraziamenti si citano il coraggio e la libertà d’espressione di Pasolini, un esempio direi, per chi crede che il passato non abbia più nulla da suggerire! Naturalmente il disco non contempla solo variazione su basso ostinato, ma anche preludi non misurati (composizioni in cui l’autore suggerisce un percorso da interpretare, lasciando all’interprete la scelta dell’umore con cui renderlo manifesto) e forme varie di danza. La perizia di suddividere in quattro parti diverse – più una sintesi – il programma, porta Vallerotonda a contrassegnare le stagioni per regioni tonali molli e dure: l’inverno in do minore, l’estate in sol minore, l’autunno in re minore, la primavera bifronte tra cangus durus e mollis in la. L’equilibrio degli elementi nell’arcadico tono di Si bemolle maggiore. La prevalenza di tonalità minori e la ternarietà dei tempi conferiscono all’ascoltato una solennità che non cede affatto al peccato veniale delle seriosità, sigillando pertanto il commiato con la traduzione per liuto di un brano cembalistico – in verità composto in stile liutistico – Les Barricades Mystérieuses di Francois Couperin, tanto enigmatico quanto rasserenante. Se quanto detto non bastasse per consigliarne l’oculato acquisto, si aggiunga a ciò che il libretto è trilingue, e insieme all’inglese e al francese, vi è, rarità, anche la nostra bistrattata lingua.
Michele Bosio